Gli affreschi interni
All’interno della chiesa vi sono due pregevoli affreschi, uno sul fianco della navata latrale destra ed uno al termine della stessa.
L’affresco sul fianco della navata laterale destra è stato attribuito ad un pittore galliatese (Galliate è un comune sito ad est di Novara) del 1400, Giovanni Antonio Merli, ed è da ascrivere al clima di elevata cultura e prestigio finanziario che caratterizzava l’abbazia al tempo dell’abate Barbavara. Alcune immagini possono essere cliccate per poterle aprire a tutto schermo in un’altra finestra.
I personaggi raffigurati sono, guardando l’ affresco da sinistra verso destra, San Bovo con un personaggio femminile sconosciuto (forse la madre), San Nazario a cavallo, Santa Caterina da Alessandria e San Rocco. Sono personaggi la cui devozione è stata molto forte all’epoca in cui l’opera è stata realizzato. L’affresco è impaginato nello stile umanistico, e l’iscrizione recante la data di esecuzione (12 ottobre 1480) ci fa sapere che l’affresco stesso è stato commissionato dalla popolazione del luogo.
L’affresco sito al termine della navata di destra, a fianco dell’ingresso laterale alla chiesa, appare molto più enigmatico e ricco di particolari con riferimento simbolico. Vi sono rappresentati la Vergine Maria seduta in trono con il bimbo Gesù in braccio, attorniata da angeli musicanti, in una ricca cornice architettonica. Al fianco sinistro troviamo San Sebastiano e sul fianco destro Sant’Agata. Nella cornice sommitale ancora angeli musicanti e parti anatomiche appese alla cornice stessa.
Ciò che appare subito evidente è l’elevato numero di personggi rappresentati: 19 se si conta anche il cardellino in mano al bimbo Gesù. Inoltre, risulta subito evidente la tipologia di rappresentazione dei personaggi laterali, raffigurati all’opposto di quanto si riscontra nell’iconografia classica. Qui tutto parla di dolore e sofferenza, ma anche del trionfale superamento delle passioni stesse, in un tripudio musicale che, forse, rimanda alla maestria corale dei monaci benedettini all’epoca del Barbavara. Questo affresco non è ancora stato attribuito, ed è attualmente in fase di studio.
Gli affreschi esterni
Tutto il chiostro era affrescato su tre livelli: una fascia bassa, una fascia media e le lunette delle volte a crociera. Le storie narrate pittoricamente sono gli episodi della vita di San Benedetto, dalla nascita alla morte, così come raccontate nell’opera letteraria “I dialoghi” di San Gregorio Magno papa. La manomissione degli edifici nel corso della storia, le condizioni meteorologiche, e scelte conservative rivelatesi col tempo, purtroppo, peggiorative, hanno determinato delle perdite sul numero degli affreschi iniziali, e sulla loro qualità. Oggi rimangono solo gli affreschi sul lato nord, alcuni frammenti sul lato est, e porzioni di affresco sul lato sud. In tutti i lati, inoltre è andata perduta la fascia bassa.

Nascita di S.Benedetto

Episodi della vita di S.Benedetto

Episodi della vita di San Benebetto
Una peculiarità è la presenza, al di sotto di ogni scena raffigurata, di una didascalia che, nel volgare dell’epoca del 1400, racconta la scena stessa, così come narrata ne “I dialoghi” di S. Gregorio Magno papa. Una sorta di ‘fotoromanzo’ del tempo, che lascia oggi un’importante testimonianza della lingua parlata 600 anni fa.

Le tentazioni subite da S.Benedetto
Ogni scena narrata è immersa in un paesaggio a volte naturale, a volte urbano, in cui i dettagli son rappresentati con cura e ricercatezza.

Episodio del ‘monaco instabile’
Viene narrata in forma pittorica la descrizione che san Gregorio Magno fa di Benedetto: un uomo dalla solida inossidabile fede, ma anche dal carattere duro, difficile, con un atteggiamento nei confronti della vita, la “Regola”, che pochi confratelli saranno in grado di sopportare.
Si racconta, ad esempio, la vicenda del “monaco instabile”. San Gregorio narra di come l’abate Pompeiano si consulterà con Benedetto preoccupato per la condotta di un monaco del proprio monastero, che non solo fa sì che la propria mente insegua «pensieri vaganti, futili e mutevoli», ma al momento opportuno diserta le celebrazioni liturgiche, lasciandosi persuadere da un «fanciullo nero» a lasciare il monastero. dopo giorni di preghiera, ed un’attenta osservazione, benedetto deciderà di percuotere con un bastone il monaco, che da quel momento sarà «risanato» [cit. da AAVV, L’Abbazia di San Nazzaro Sesia, guida ai percorsi architettonici e figurativi. Anno 2013].

Ultimi istanti della vita di S.Benedetto
Allo stesso modo, ci vengono presentati gli ultimi momenti della vita del santo. Benedetto è a letto, esausto. Il medico al suo capezzale gli tasta il polso, tenta le ultime cure. La cavalcatura con cui è arrivato, il tenero asinello, è ‘parcheggiata’ fuori dalla stanza, vicino alle scale di ingresso, e tutti i monaci si disperano per ciò che sta accadendo. In alto, su una scia dorata, una piccola figura sta salendo al cielo, prefigurazione di ciò che sarà del santo al termine della propria vita.
La dolcezza che promana dalla scena è toccante, e merita di essere vissuta in prima persona.