La Storia del Territorio e Dell’Abbazia
Le nostre terre videro la concreta presenza dell’ uomo già in epoca Romana, più di 2000 anni fa. I luoghi in cui abitiamo erano allora un vasto latifondo della famiglia romana dei Corneli, come si evince da una lastra usata come pietra angolare alla base della torre campanaria. Sappiamo inoltre che prima della nascita di Cristo si combatté nei pressi di Vercelli una feroce battaglia tra gli abitanti delle nostre zone (I Cimbri) e i Romani, battaglia vinta da questi ultimi (Battaglia dei Campi Raudi, 101 a.C.) sotto la guida del generale Gaio Mario.
Non ci furono comunque in epoca romana insediamenti stabili nelle terre attorno all’abbazia di oggi.
L’impero romano cadde nel 476 d.C. ad opera dei barbari (Visigoti, Goti…) che comunque non riuscirono a centralizzare il potere, a creare cioè uno “stato”.
Intorno al 500 ci riuscirono però i Longobardi ed è proprio in questo periodo che si suppone possa aver avuto origine l’abitato di San Nazzaro Sesia. Alcuni storici, infatti, ritengono che re Alboino, sconfitti i propri nemici, assegni come premio ai soldati veterani, gli “arimanni”, vasti territori tra Sesia e Ticino ed anche nelle zone del novarese e del vercellese.
Nel 584 il potere viene centralizzato nelle mani del re Autari e grazie soprattutto alla regina Teodolinda i Longobardi si convertono al Cristianesimo e alla Chiesa Romana. È probabile la nascita di un edificio legato al culto utilizzato anche come rifugio per pellegrini e viandanti nel periodo missionario tra i Longobardi. Va notato infatti che questi “hospitales” venivano costruiti nelle vicinanze di strade o sentieri pericolosi o molto frequentati. A pochi chilometri da San Nazzaro era situato, nel periodo medievale, un guado del fiume Sesia molto importante, (il guado del “Dovesio”, nei pressi dell’attuale cascina Devesio), e San Nazzaro stesso era incrocio di due importanti strade medievali: la Via Regia, che collegava i territori ad Est con quelli ad Ovest (quella che noi oggi chiameremmo autostrada Milano-Torino), collegandosi poi con la Via Francigena che portava ai passi alpini per giungere nelle Gallie, e la Via Biandrina che conduceva ai monti e ai passi valsesiani.
I Longobardi vengono sconfitti intorno all’800 dai Franchi di Carlo Magno e questo è un fatto importante: segna cioè l’inizio della dominazione Tedesca nelle nostre zone.
Ai Franchi succedono le dinastie dei Germani e degli Ottoni, dinastie che rafforzano l’egemonia straniera in terra italiana, in modo particolare nelle nostre zone.
Si ha quindi intorno all’anno 1000 la nascita del Sacro Romano Impero Germanico. Siamo in pieno medioevo, periodo del feudalesimo. All’Imperatore tedesco sottostavano i feudatari ed i feudatari più piccoli, i vassali, i valvassori, i valvassini ecc. Intorno all’anno 1000 vassalli dell’imperatore erano i Conti di Pombia (poi “di Biandrate”), potente famiglia che controllava vastissimi territori nel Novarese, nel Vercellese e nel Pavese.
La fondazione dell’Abbazia di San Nazzaro Sesia è legata ad un documento datato 1040, citato da più storici in relazione a fatti diversi, chiamato “Donatio Riprandi”. Riprando è il 48° Vescovo di Novara ed è un Conte di Biandrate, fratello del vassallo imperiale. In quella data Riprando dona il terreno su cui sorgerà l’abbazia ai monaci benedettini “…quivi chiamati con diritto di decima…”.
Sorge un dubbio su Riprando (Vescovo di Novara) in quanto pare strano che crei un complesso da cui non ricava economicamente nulla (San Nazzaro è da sempre in diocesi di Vercelli) e su cui non si riserva un potere particolare di controllo. È anche da notare che in quel periodo (1040) i Conti di Biandrate che allora si chiamavano ancora “Conti di Pombia-Varallo”, non erano ancora possessori delle terre su cui è sorto il complesso di San Nazzaro, terre che acquisteranno solo intorno al 1070. Nonostante questi “vizi” questa versione sull’origine dell’abbazia è quella più apprezzata dagli storici attuali. Gli imperatori tedeschi mantennero l’egemonia politica nelle nostre terre fino a circa il 1200 (si ricorda il 1168 come data della totale Distruzione di Biandrate ad opera della Lega Lombarda).
Segue quindi un lunghissimo periodo di pace e di tranquillità politica, si inizia a profilare l’età dei Comuni (Biandrate ha il vanto di essere il secondo libero Comune d’Italia, il primo certificato da documentazione risalente al 5 Febbraio 1093) ed in seguito delle Signorie.
Una volta fondata, la vita abbaziale proseguì tra alti e bassi in modo regolare, aumentando sempre in potenza e prestigio, fino a raggiungere il culmine del proprio prestigio intorno alla metà del 1400. In questo periodo è l’abate Antonio Barbavara, cresciuto nell’ambiente milanese, a prendersi cura del complesso. Grazie a questa grandissima figura l’abbazia viene interamente ricostruita ed assume l’aspetto odierno. In quel periodo San Nazzaro era l’abbazia a più alto reddito di tutto il Piemonte e riusciva ad imporre il suo volere anche a discapito delle volontà della curia vercellese: aveva raggiunto un potere ed un prestigio talmente alto che riusciva a raccogliere decime in tutto il novarese, nel vercellese e in parte del pavese ed in tutta la Valsesia. Aveva addirittura delle piccole filiali sparse per il territorio (le Celle) che avevano il compito di incassare parte delle decime che venivano poi portate a San Nazzaro.
Da questo momento in poi la storia vede una progressiva decadenza accentuatasi in modo definitivo ai primi dell’800 con il passaggio di Napoleone che spogliò le nostre terre di tutti gli averi e di tutti i capolavori che esse possedevano. Parte dell’Abbazia venne venduta a privati quali i Sella, ramo della famiglia di banchieri (Quintino Sella), gli Isnard in seguito, fino ad arrivare ai giorni nostri. Oggi all’interno dell’ abbazia abitano ancora famiglie di San Nazzaro Sesia.
La decadenza terminerà solamente ai giorni nostri, precisamente negli anni ’60 del secolo scorso quando, grazie alla coraggiosa ed instancabile opera di un grande parroco sannazzarese, don Danilo Gallo di Palazzolo, hanno inizio i lavori di restauro che hanno riportato l’abbazia all’antico splendore del 1400, splendore che fortunatamente oggi possiamo ancora ammirare.